Storia
Leggendarie e incerte sono le origini di Andria. Una delle varie teorie racconta che, data per scontata la presenza di villaggi pagani nel territorio andriese, il primo nucleo urbano risale al I sec. d.C., quando S. Andrea passò per Andria, ed essendo stato colpito da malattia, rimase a lungo tra le Grotte che insieme alla chiesetta presero il nome del Santo: “Andreia” corrottosi poi in “Andria”. Altra teoria afferma che il nome di Andria derivi da “Andrum” o “Andre” risalente ai secoli VIII e IX e più tardi IX e X quando i monaci basiliani d’oriente si rifugiarono in Puglia dove costruirono chiesette in celle separate scavate nel tufo dette “Laure”. La storia accertata sembra cominci nel 1046 con Pietro I il Normanno, Conte di Trani, che elevò Andria da locus, piccolo villaggio, a civitas, città fortificata, infatti fu cinta da mura con 12 torri e una torre di guardia i cui resti sono visibili ancora oggi in via De Gasperi. La città fu dominio normanno sino a quando il Regno di Puglia e di Sicilia passò, nel secolo XII, agli Svevi, la cui storia, in particolare quella di Federico II, è strettamente legata a quella di Andria. Nella città segni di questo legame con la casata sveva sono l’arco di Federico II e le sepolture nella cripta della cattedrale di due delle sue mogli, Jolanda di Brienne, madre di Corrado IV nato proprio ad Andria e Isabella d'Inghilterra.
In seguito alla sconfitta e alla morte di Manfredi a Benevento, nel 1266 Andria passò agli Angioini, divenendo Contea e fu data in dote dal re Carlo II d’Angiò alla figlia Beatrice, che sposò Bertrando conte dei Del Balzo e decise di dimorare nella nostra città. Solo con Francesco I del Balzo assunse il titolo di Ducato. Dopo aver subito una violenta invasione nel 1350 da parte di mercenari tedeschi e lombardi al seguito dell’esercito ungherese, dal 1487 Andria divenne per breve tempo Ducato aragonese, governata da Federico, futuro re di Napoli. Assegnata (sec. XVI), durante la dominazione spagnola, al Gran Capitano Consalvo di Cordova, nel 1552 fu ceduta per 100.000 ducati insieme con il Castel del Monte, al Conte di Ruvo Fabrizio Carafa, il cui figlio Antonio ottenne il titolo di Duca di Andria dal re di Spagna Filippo II.
Andria per la sua fedeltà al re di Napoli Ferdinando IV di Borbone, nel 1799 durante la rivoluzione napoletana, fu saccheggiata ed incendiata dalla truppe francesi, capitanate dal generale Broussier e da un nostro concittadino, Ettore Carafa. Nello stesso anno, questi, ultimo rappresentante dei Carafa, fu decapitato a Napoli in seguito al fallimento della Repubblica Partenopea, sogno effimero durato solo alcuni mesi.
Dopo il breve governo di Gioacchino Murat (sec. XIX), durante il quale fu abolita la feudalità e furono confiscati i beni ecclesiastici, Andria divenne una città devota ai Borboni. Fu interessata dai fenomeni del brigantaggio meridionale post-unitario (si ricordi il capo-brigante Riccardo "Ciucciariello"). Non mancarono i patrioti liberali (Montenegro, Priorelli) che parteciparono all'impresa dei Mille; lo stesso Giuseppe Garibaldi fu deputato di Andria al Primo parlamento del Regno d'Italia del 1861. Nel '900 la città visse i grandi fermenti politici e sindacali nazionali, a causa soprattutto della massiccia presenza di braccianti agricoli; le lotte contadine si intensificarono dopo il ventennio fascista e la seconda guerra mondiale.
Oggi Andria che sorge a 151 m s.l.m., tra la Murgia e il mare, è uno dei centri più popolosi della Puglia con circa 100.000 abitanti ed è cocapoluogo della nuova provincia pugliese con Barletta e Trani.
Ancora oggi l'attività prevalente è l'agricoltura, in particolare la coltivazione dell'olivo e della vite, seguita dal commercio, dall'artigianato e da una industria in crescita, soprattutto nel settore manufatturiero e dell'abbigliamento.
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